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Il segmento testuale Benedetto XV è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 46Entità Multimediali , di cui in selezione 11 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Entità Multimediali)


da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 316

Brano: Vaticano

Benedetto XV (dicembre 1914)

Primo dopoguerra

I! 18.1.1919 venne fondato il Partito popolare (v.) che, oltre a chiedere « libertà e indipendenza della Chiesa nella piena esplicazione della sua missione spirituale », reclamò « una più illuminata coscienza cristiana del popolo italiano » affinché fosse definita la questione romana. Era chiara la polemica nei confronti delle posizioni culturali e politiche delle forze liberali, laiche e socialiste.

Di fronte a polemiche anticlericali, spesso provinciali e rozze, alimentate dalla cultura laica e dal massimalismo (v.) socialista, assunse grande riliev[...]

[...]azionalmente senza che si trascinasse per decenni, si sarebbero risparmiate tante polemiche e Mussolini non si sarebbe preso questo merito per rafforzare il suo regime fascista.

Già a Parigi c’erano stati approcci tra il presidente del Consiglio Vittorio Emanuele Orlando e monsignor Francesco Kelly (per iniziativa di quest’ultimo), ma il negoziato non ebbe allora seguito perché il governo Orlando cadde il 19.6. 1919. Il successivo 11 novembre Benedetto XV annullò il “Non expe

dit” e, nelle elezioni svoltesi 5 giorni dopo, il Partito popolare mandò ben 100 suoi deputati alla Camera. Il 23.5.1920 il Papa (con l’enciclica uPacem, Dei munus”) ritirò il rifiuto di ricevere i capi di Stato in visita ufficiale in Italia, ma il negoziato con il Vaticano ristagnava, sia perché il governo Nitti (v.) ebbe vita breve sia perché il successore Giovanni Giolitti (v.), preso da altre scadenze, poco si interessava alla questione romana.

Verso la “conciliazione"

Pio XI (v.), successore di Benedetto XV al soglio pontificio, appena eletto decideva di int[...]

[...]olare mandò ben 100 suoi deputati alla Camera. Il 23.5.1920 il Papa (con l’enciclica uPacem, Dei munus”) ritirò il rifiuto di ricevere i capi di Stato in visita ufficiale in Italia, ma il negoziato con il Vaticano ristagnava, sia perché il governo Nitti (v.) ebbe vita breve sia perché il successore Giovanni Giolitti (v.), preso da altre scadenze, poco si interessava alla questione romana.

Verso la “conciliazione"

Pio XI (v.), successore di Benedetto XV al soglio pontificio, appena eletto decideva di interrompere la tradizione negativa dei suoi predecessori, impartendo la benedizione dal loggiato della Basilica alla folla raccolta in piazza S. Pietro (6.2. 1922), un gesto conciliatorio che non sfuggì a Benito Mussolini, sebbene costui, da quando era stato interventista alla vigilia della Prima guerra mondiale e fino alle elezioni politiche del novembre 1919, avesse assunto costantemente una posizione ostile al Vaticano.

Due giorni dopo le elezioni (che erano state molto negative per i Fasci di combattimento), il 18.11.1919 cosi Mussolini [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 315

Brano: [...]eria.

Con le elezioni del 1913 un primo gruppo di “cattolici deputati” entrò alla Camera, anche se il “Non expedit” non venne abrogato del tutto. Si era però aperta nella politica italiana una nuova fase, sia per i cattolici che per i rapporti tra Va

Vaticano

ticano e Stato italiano, rapporti che dopo la morte di Pio X prenderanno una direzione diversa, sulla via della “conciliazione”.

Prima guerra mondiale

Sotto il pontificato di Benedetto XV (19141922) si verificarono alcuni fatti nuovi: la Santa Sede si dichiarò contraria all’intervento dell’Italia nel conflitto, sia per evitare un'estensione della lotta europea sia e soprattutto perché gli interventisti (v.) sostenevano che, in caso di guerra, l’Italia avrebbe dovuto sospendere le immunità concesse dalla legge delle Guarentigie. Il 20.6. 1915 il cardinale Pietro Gasparri (segretario di Stato) dichiarò che la Santa Sede aspettava di veder sistemata la propria condizione giuridica in Italia secondo il senso di giustizia del popolo italiano e non dalle armi straniere. Inoltre, nel[...]

[...]nta Sede aspettava di veder sistemata la propria condizione giuridica in Italia secondo il senso di giustizia del popolo italiano e non dalle armi straniere. Inoltre, nel

1916, il deputato cattolico Filippo Meda (v.) entrò a far parte, come ministro delle Finanze, del governo di unione nazionale presieduto da Paolo Boselli. Era il primo cattolico che assumeva responsabilità governative dopo l’unità d'Italia.

Nel pieno del conflitto europeo Benedetto XV, per far risaltare il carattere pacifico della Santa Sede, con una lettera inviata l’1.8.1917 chiese ai capi degli Stati belligeranti di porre fine ad una « inutile strage ». Intanto Meda restava ministro anche nel gabinetto di Vittorio Emanuele Orlando (v.) formatosi il 29. 10.1917 e, alla fine della guerra (4.11.1918), il clero partecipava a tutte le manifestazioni di giubilo del popolo italiano.

Pio X nei Giardini Vaticani (luglio 1913)

315



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 285

Brano: [...]di guerra la « legge delle Guarantigie », assicurò tutte le rappresentanze diplomatiche e il mantenimento di tutte le relazioni. Conciliante, si disse, per temperamento,

Io era probabilmente anche per i non limpidi interessi che lo legavano al complesso mondo siciliano. Nel luglio 1916, nel ministero di Paolo Boselli, succeduto a Salandra, Orlando assunse il dicastero degli Interni. A dimostrazione della benevolenza di cui godeva in Vaticano, Benedetto XV chiese al governo italiano di mantenere con lui e non con il nuovo ministro di Grazia e Giustizia le relazioni intercorrenti fra la Chiesa e lo Stato. la « questione romana » stava assai a cuore a Orlando e ciò era motivo quindi di considerazione nei suoi confronti da parte del papato. Sottoposto a duri attacchi per il suo passato giolittiano dagli ambienti interventisti e da quelli pseudorivoluzionari (segnatamente da Luigi Albertini e da Benito Mussolini), all’inizio del 1917 Orlando

dovette sottoporre la propria posizione al giudizio del Consiglio dei ministri, ma ne uscì con un voto di[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 129

Brano: [...]egge che stabiliva, sia pure con notevoli limitazioni, l’ammissione delle donne all'esercizio di tutte le professioni, riconoscendo loro il diritto di ricoprire tutti gli uffici, salvo quelli implicanti poteri pubblici, potestà politiche e giuridiche, o

attinenti alla difesa militare dello Stato.

Nel dopoguerra, soprattutto dopo la fondazione del Partito popolare (v.), si sviluppò anche il movimento delle donne cattoliche. Nel 1918 il papa Benedetto XV unificò nella « Unione femminile cattolica italiana » l'« Associazione delle donne cattoliche » e la « Gioventù femminile cattolica ». Ma il problema della emancipazione femminile rimase assai sottovalutato da parte della Chiesa, per non dire ignorato.

Nel 1919, rivolgendosi alle partecipanti a un convegno femminile del Veneto, Pio X così riassumeva i compiti della donna: « È chiamata ad asciugare le lacrime, a sollevare le miserie temporali e spirituali di coloro che soffrono, adempiendo a una missione che la farà apparire angelo di amore fra gli umani dolori ». Nello stesso tempo, alle d[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 106

Brano: [...]oratori. La sconfitta fu « militare », ma le cause furono militari e politiche insieme, e le seconde ebbero un peso che non può essere sottovalutato. Nel corso del 1917 i socialisti avevano intensificato la propaganda contro la guerra e Claudio Treves (v.) era stato bollato come disfattista per avere concluso un discorso alla Camera col grido:

« Un altro inverno non più in trincea ».

Dell’epiteto di disfattista fu gratificato anche il papa Benedetto XV, a causa del suo invito, rivolto ai capi degli Stati belligeranti, « a porre fine all'inutile strage ». Disfattisti vennero chiamati gli operai, torinesi che nell’agosto 1917 eressero barricate e si batterono per il pane e per la pace. Nella stessa occasione furono anche operati numerosi arresti.

Un anno dopo (2.8.1918) il Tribunale militare di Torino condannò per « disfattismo » alcuni dirigenti socialisti: Giacinto Menotti Serrati, direttore dell’« Avanti! », a 3 anni e 6 mesi di reclusione; Francesco Barberis, a 6 anni; Pietro Rabezzana, a 4 anni; Giuseppe Pianezza, Saverio D'Alberto e [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 60

Brano: [...]ime elezioni svoltesi a suffragio universale (la legge del 30.6.1912 aveva fatto salire il numero dei votanti da poco meno di tre milioni a più di otto milioni, sempre escluse le donne). Fu questa la Camera che dovette affrontare la prova della prima guerra mondiale, estremamente impopolare tra le stesse masse cattoliche, al cui stato d’animo parve rispondere la definizione di « inutile strage » data al conflitto imperialista dal nuovo pontefice Benedetto XV, nella sua nota dell’1.8.1919. Questa posizione delle autorità ecclesiastiche, anche se non univoca e coerente, insieme alle formulazioni assai avanzate di alcuni punti del « Programma di Roma » del 1919, sono gli elementi che possono spiegare lo straordinario successo ottenuto dal Partito popolare italiano e dalle organizzazioni sorte sulla sua scia (in primo luogo la Confederazione italiana dei lavoratori, fondata nel marzo 1918, che doveva raggiungere 1.200.000 iscritti, I*80% dei quali lavoratori agricoli, con dieci sindacati nazionali di categoria, e che al suo primo Congresso nazionale [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 42

Brano: [...]a maggiore consapevolezza del pericolo che il regime fascista faceva correre alla nazione. Entrato a far parte sin dal 27.6.1924 del Comitato direttivo dell’Aventino (v.), egli prese l’iniziativa di alcuni contatti con l’ala socialdemocratica del movimento socialista e con altri gruppi politici, per una collaborazione meno occasionale tra le masse lavoratrici cattoliche e le forze del movimento operaio; ma il veto assoluto di Pio Xi, succeduto a Benedetto XV il 6.2.1922, e l’ostilità dell’Azione cattolica (v. Azione cattolica e fascismo) nel timore di un intervento autonomo di classe dei ceti subalterni, resero impossibile la formazione di un fronte antifascista unito e conseguente.

Il 14.12.1925 De Gasperi si dimise a sua volta da segretario politico del partito e si ritirò a Borgo Valsugana, cercando di riprendere la direzione del « Trentino »». Ma ormai gli eventi precipitavano: nel marzo 1926 il giornale veniva soppresso e il 9 novembre successivo, dopo l’attentato Zamboni a Mussolini, tutti i partiti politici non fascisti erano sciolti e [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 41

Brano: [...]tà antifascista e della collaborazione della Democrazia Cristiana con i partiti della classe operaia, operata da De Gasperi nella prima metà del 1947 (si veda Gino Valori in De Gasperi al Parlamento austriaco. Firenze, 1953).

Nell’autunno del 1914, poco dopo lo scoppio del conflitto mondiale, De Gasperi, interpretando le posizioni del partito favorevole alla neutralità dell’Italia, si recò due volte a Roma, dove ebbe contatti con il pontefice Benedetto XV e con l’ambasciatore d’Austria, barone Macchio. Nel marzo 1915, secondo alcune biografie ufficiali, avrebbe anche avuto incontri con Sidney Sonni no, ministro degli Esteri del gabinetto Gioì itti, e con l’on. Filippo Meda, ministro

Alcide De Gasperi nel 1947

delle Finanze e noto esponente cattolico che faceva parte del gruppo d ideputati clericali eletti al Parlamento italiano, con il consenso del Vaticano, in funzione conservatrice e antisocialista.

Iniziata la guerra italoaustriaca, il « Trentino » sospese le pubblicazioni e De Gasperi si trasferì a Vienna dove ricevette l’incarico[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 448

Brano: [...] forti agitazioni popolari contro il carovita e gli accaparratori. Disordini erano scoppiati a Milano, mentre in numerose altre località vi erano statò manifestazioni contro la guerra, culminate con la sommossa dell’agosto a Torino (v.). I socialisti avevano intensificato la propaganda per la pace: Claudio Treves aveva lanciato alla Camera il grido « un altro inverno non più in trincea! ». Un appello pacifista di vasta risonanza, rivolto da papa Benedetto XV ai capi di Stato dei paesi belligeranti, aveva invitato tutti a porre fine all’« inutile strage ». L’esercito, dopo i gravi sacrifici di sangue subiti nelle logoranti battaglie sull’lsonzo, anelava alla fine del conflitto. Ma nessuno di questi elementi, pure importanti, pesò in modo decisivo.

La relazione della Commissione d’inchiesta così concludeva: « La Commissione ritiene che i vari fattori sociali e politici non abbiano di per se stesso avuto sensibile attitudine a perturbare lo spirito delle truppe e a facilitare il disastro. I detti fattori non sarebbero stati sufficienti da soli a [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 199

Brano: [...]cattolica che sostenevano con maggiore impegno il partito di don Sturzo (v.) ; d’altro lato, rinnovando le offerte e le lusinghe dirette a ottenere il consenso delle gerarchie ecclesiastiche e dei cattolici conservatori. I fascisti promettevano, a questo scopo, non solo un’energica azione « antibolscevica », ma una politica di governo conforme alle « tradizioni cattoliche » del paese e rispettosa degli interessi della Chiesa.

Dopo la morte di Benedetto XV e l’ascesa dì Pio XI (6.2.1922) la politica di intesa tra il Vaticano e il fascismo ebbe migliori possibilità di sviluppo. Quantunque in fase di riflusso, l’ondata rivoluzionaria (che, sull’esempio dell’Ottobre bolscevico, aveva scosso profondamente l’equilibrio politico e sociale di tutta l’Europa) continuava a suscitare grande allarme al vertice della Chiesa romana. I regimi di democrazia parlamentare erano in aperta crisi in molti paesi e non avevano mai raccolto, del resto, troppe simpatie nella gerarchia cattolica. I dirigenti vaticani erano perciò potenzialmente già inclini' a considera[...]


successivi
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine Benedetto XV, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
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